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Referendum, dalla Sardegna un plebiscito contro l’atomo

di luca.pistolesi 17 maggio 2011

Il referendum consultivo regionale della Sardegna si è trasformato in un plebiscito contro il ritorno all’energia nucleare. Oltre il 97% dei votanti hanno scelto di rispondere al quesito che chiedeva: “Sei contrario all’installazione in Sardegna di centrali nucleari e di siti per lo stoccaggio di scorie radioattive da esse residuate o preesistenti?”

La percentuale dei votanti è stata piuttosto alta: 59,49% degli aventi diritto, sufficiente quindi perché il quorum del 50% fosse raggiunto. Tuttavia è necessario notare come la campagna referendaria sarda abbia tratto giovamento dalla concomitanza con le elezioni amministrative: nelle aree in cui non si votava per comuni e province, l’affluenza si è aggirata mediamente intorno al 50%. Inoltre, come detto, il referendum sardo è “consultivo“: dunque non ha valore di legge, ma è un “avvertimento” alla giunta regionale e al governo sull’eventualità di piazzare sull’isola centrali nucleari o discariche radioattive.

Ben altro valore avrebbe invece il referendum nazionale del 12 e 13 giugno, che sarebbe invece abrogativo, e cancellerebbe dunque la legge che prevede la costruzione delle centrali in Italia. Siamo costretti a usare il condizionale perché lo svolgimento del referendum è ancora a rischio, dopo che il governo ha modificato la legge in questione con il solo intento far saltare la consultazione e prendere tempo. La Corte di Cassazione deciderà a giorni se il quesito referendario è ancora in vita, o se è stato reso obsoleto da Berlusconi e soci.

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