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Parte oggi la Conferenza di Durban: la posizione dei Grandi della Terra

di luca.pistolesi 28 novembre 2011

Si apre oggi la Conferenza delle Parti sui cambiamenti climatici di Durban (COP17), che dovrebbe trovare una soluzione per il dopo Kyoto. Il trattato sulla riduzione dei gas serra è in scadenza alla fine del 2012: quella sudafricana potrebbe essere l’ultima occasione utile per non lasciar cadere anni e anni di sforzi. Le prospettive però sono tutt’altro che rosee: i maggiori produttori di gas serra, Cina e Stati Uniti, che già non firmarono il protocollo di Kyoto, non sono disposti a firmare ora un trattato vincolante. La loro defezione darà il migliore degli alibi alle altre potenze mondiali: dopo i fallimenti di Copenhagen nel 2009 e di Cancun nel 2010, Durban potrebbe essere l’ennesimo capitolo di una disfatta.

Ecco in breve le posizioni dei grandi della Terra:

EUROPA – L’Unione Europea è l’unica grande potenza mondiale ad aver abbracciato fino in fondo la lotta al global warming. Nonostante il fallimento dei vertici internazionali, l’UE si è data leggi proprie, in grado d’imporre agli stati membri la riduzione delle emissioni, nella misura del 20% sui livelli del 1990 entro il 2020. Una soglia che doveva essere innalzata unilateralmente al 30%: così non è stato per l’opposizione dei Paesi dell’Est (Polonia in testa) e di una parte del Parlamento Europeo.

USA – Obama è stato costretto ad abbandonare i toni con cui aveva cominciato il suo mandato presidenziale in merito alle tematiche ambientali. Chiuso nell’angolo dai Repubblicani, che detengono la maggioranza del Congresso, e da una parte sostanziosa del suo stesso partito, il presidente degli Stati Uniti è stato costretto a un rilancio al ribasso. Risultato: gli Stati Uniti hanno ammesso la possibilità che esista il global warming, ma continuano ad essere fermamente contrari a qualsiasi trattato internazionale vincolante.

CINA – La Cina non firmerà trattati internazionali, che in ogni caso sarebbero un freno e un’imposizione esterna che graverebbe sulla crescita del paese. Tuttavia, gli investimenti della Cina sulle tecnologie verdi sono esplosi negli ultimi anni, tanto da diventare il primo paese al mondo per produzione di impianti eolici e fotovoltaici.

GLI ALTRI – Canada, Russia e Giappone hanno fatto sapere che non sono disposti a firmare trattati vincolanti sulle emissioni. Parimenti, è difficile che possano farlo l’India e il Brasile, le altre due economie emergenti, che finora sono sempre state contrarie.

Allo stato attuale, nella migliore delle ipotesi verranno prolungati gli effetti del protocollo di Kyoto per altri tre anni, in modo da conservare margine di trattativa per un nuovo accordo a partire dal 2015. Incertezza c’è anche sul cosiddetto fondo per il passaggio alle energie pulite, che è stato ratificato a Copenhagen. Dei 30 miliardi di dollari tra il 2010 e il 2012 e degli ulteriori 100 miliardi fino al 2020, che dovevano aiutare i paesi più poveri a passare alla green economy, non c’è ancora traccia, né si è deciso chi dovrebbe sborsarli. E con i tempi che corrono, non crediamo che qualcuno possa alzare la mano.

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