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Obama e la Cina affossano la Conferenza di Copenhagen

di luca.pistolesi 16 novembre 2009
Barack Obama

Barack Obama

La Conferenza di Copenhagen è fallita prima ancora di cominciare. Non sono bastate le spinte delle associazioni ambientaliste, la presa di posizione di milioni di cittadini di tutto il Mondo, l’atteggiamento propositivo di tantissimi Stati, grandi e piccoli, sviluppati e in via di sviluppo, prima tra tutti la Comunità Europea: gli interessi delle due economie maggiori del Pianeta hanno prevalso. Ieri, infatti, durante il suo viaggio asiatico, il Presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama ha incontrato a Singapore il Primo Ministro cinese Hu Jintao e ha convenuto con lui che sarebbe stato “irrealistico attendersi un accordo sul tetto alle emissioni di anidride carbonica entro 22 giorni”.

Risultato: è stato convocato d’urgenza nella notte il Primo Ministro danese Lars Rasmussen allo scopo di comunicargli che la conferenza di cui sarà padrone di casa a dicembre è già naufragata. Dell’intenzione della Cina di non sottoscrivere accordi vincolanti, ma di impegnarsi in un generico “abbassamento” delle emissioni, si sapeva già. Il fatto nuovo è che Obama, l’uomo nel quale gli ambientalisti di tutto il Mondo avevano riposto le loro speranze, sia stato disposto a sottoscrivere la morte della trattativa.

Un atteggiamento che alla Casa Bianca hanno tentato di far passare come “realistico”, di fronte al no cinese. Tuttavia, nessuno degli altri Stati si era preso la responsabilità di dare ragione alla posizione cinese, prima d’ora. Al contrario l’Europa aveva contribuito alzando l’asticella proponendo impegni vincolanti e mettendo sul piatto 100 miliardi di euro all’anno di contributi ai paesi poveri per la riconversione energetica. Il fallimento della Conferenza di Copenhagen era nell’aria e si sarebbe potuto realizzare a dicembre, nella sede indicata; il fatto che Obama si sia prestato ad alzare bandiera bianca con tre settimane di anticipo, però, dimostra come il tetto delle emissioni fosse una soluzione indigesta anche per il presidente americano, che nel frattempo deve fronteggiare le lobby e l’opinione pubblica interna anche su un altro tema caldissimo come la riforma sanitaria. “Mollare” in anticipo sul clima consentirà ad Obama, probabilmente, di poter respirare e di portare a casa almeno uno dei punti cardine del suo programma di governo.

Non possiamo dimenticare, però, le parole di Al Gore, vicepresidente degli Stati Uniti di Clinton, sconfitto da Bush Jr per una manciata di voti e poi premio Oscar e Nobel per il suo documentario sul global change. Alla precedente Conferenza delle Nazioni Unite, a Bali nel 2007, Gore intervenne per rassicurare la comunità internazionale e stigmatizzare la posizione dell’amministrazione Bush, che aveva intralciato i negoziati e si rifiutava di siglare persino un accordo preliminare di poca importanza. “E’ l’amministrazione Bush che rifiuta di firmare – disse Gore – non gli Stati Uniti. Lasciate bianca la casella, a riempirla ci penserà il prossimo Presidente”. Due anni e un presidente dopo, la casella rimarrà ancora bianca.

6 risposte a “Obama e la Cina affossano la Conferenza di Copenhagen”

  1. Anonimo ha detto:

    cacati…..!

  2. Anonimo ha detto:

    ciao

  3. Pingback ha detto:

    kome si fa ad essere come Obama?!

  4. Anonimo ha detto:

    vaffanculo troia!

  5. sabina ha detto:

    Io sinceramente non capisco.. Perché Obama si è comportato così?
    La gente si aspettava tutt’altro da lui sicuramente…

  6. valianceee ha detto:

    io a dir la verità nn ho capito niente!! maaah