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L’India come la Cina: "No al taglio delle emissioni"

di luca.pistolesi 15 aprile 2009
By adriangonsalves

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L’India non emanerà alcuna legge al fine di ridurre le emissioni di gas serra. A dichiararlo, chiaro e tondo, è stato il delegato indiano alla recente conferenza delle Nazioni Unite di Bonn. In vista della decisiva conferenza di dicembre, in programma a Copenhagen, il fronte dei governi eco-sensibili subisce dunque una perdita grave, anche se piuttosto prevedibile.

Non abbiamo neanche fatto in tempo a festeggiare il cambiamento di rotta della nuova amministrazione americana che già dobbiamo tornare con i piedi per terra: i due stati più popolosi del mondo sono d’accordo nel non voler prendere contromisure alle emissioni di gas serra e al surriscaldamento globale. Della Cina si sapeva, adesso abbiamo una conferma anche dall’India.

“Se la domanda è se l’India varerà delle leggi per ridurre le emissioni, la risposta è no. E’ moralmente sbagliato per noi accettare di ridurre quando il 40 per cento degli indiani non ha accesso all’elettricità“, ha dichiarato un membro della delegazione indiana alla conferenza di Bonn. Che però ha aggiunto: “Ovviamente chiunque vorrebbe il solare, ma i costi sono troppo, troppo alti”. Una posizione, dobbiamo dire con franchezza, che non meraviglia e che ha le sue ragioni. I paesi in via di sviluppo, infatti, che fino ad ora sono stati poco o pochissimo industrializzati, non possono essere additati come responsabili dell’effetto serra, e non vogliono, giustamente, pagare il conto in anticipo per l’inquinamento che non hanno ancora prodotto. Soprattutto ora, cioè proprio quando il benessere sembra alla portata di una fetta sempre più larga della loro popolazione. Inoltre, il tasso di emissioni pro-capite dell’India è di circa un decimo rispetto a quello degli Stati Uniti. Con quale credibilità l’occidente può chiedere di ridurre le emissioni se esso stesso meno di cinque anni fa ignorava totalmente il problema?

Tuttavia, le conseguenze di un totale disinteresse alle tematiche ambientali nei paesi in via di sviluppo potrebbero essere catastrofiche. Basti pensare che Cina e India, da sole, ospitano circa un terzo della popolazione mondiale, e che attualmente il loro apparato produttivo dipende soprattutto dal carbone. Che cosa succederà quando il livello di vita (e di consumi) di questa massa enorme di gente si avvicinerà al nostro? Probabilmente l’unica strada percorribile, che è anche quella suggerita dagli stessi paesi in via di sviluppo, è che siano gli stati occidentali a investire e  a finanziare parzialmente lo sviluppo delle fonti rinnovabili anche fuori dai loro confini.

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