La più grande diga del mondo è la principale responsabile dell’estinzione di una rarissima specie di delfino d’acqua dolce. La grande opera è denominata Diga delle Tre Gole e ha letteralmente spezzato in due il Fiume Azzurro, o Yangtze, il fiume più lungo dell’Asia. Fortissimamente voluta del governo cinese, che non ha esitato a “traslocare” un milione e duecento mila persone, la diga ha dimensioni impressionanti: è alta 175 metri, ha un bacino di oltre 100 mila ettari e trattiene circa 22 miliardi di metri cubi d’acqua.
Spacciata come il più grande segno della civiltà cinese dai tempi della Grande Muraglia, la diga è decisamente la costruzione umana che, in una sola volta, ha avuto effetti più profondi sul clima e sull’ecosistema. Fin dalla sua presentazione, il progetto della diga aveva scatenato le critiche degli ambientalisti di tutto il mondo. Si era detto, innanzitutto, che la barriera avrebbe spezzato il flusso di detriti e limo dai monti fino a valle, rendendo necessariamente più aride tutte le regioni poste dopo la diga. Purtroppo le previsioni erano esatte, tanto che lo stesso resonsabile governativo della diga, Wang Xiaofeng, ha dichiarato qualche mese fa che si rischia una catastrofe ambientale.
Inoltre, uno spostamento di una massa d’acqua così immane non può che avere conseguenze profondissime sul clima di tutta la regione e, al limite, dell’intero continente. Molti analisti avevano predetto, ad esempio, che una tale concentrazione di acqua avrebbe aumentato l’umidità nelle zone adiacenti il bacino, e avrebbe perfino modificato il meccanismo di generazione dei monsoni. Addirittura, gli scienziati della NASA Richard Gross and Benjamin Chao hanno ipotizzato che il peso dell’acqua, concentrato in un’area molto ristretta, possa rallentare la rotazione della Terra.
Infine, è stato evidente fin da principio come la diga avrebbe costituito un ostacolo insormontabile per tutte quelle specie che nel corso della loro vita devono risalire il fiume. E tra queste vi è proprio il delfino bianco cinese. Denominato Lipotes Vexillifer, il delfino era già a rischio di estinzione ben prima dalla costruzione dello sbarramento, a causa dell’inquinamento del Fiume Azzurro, suo habitat naturale. Alla fine degli anni Novanta si stimava che fossero in vita meno di 100 esemplari.
Con l’inaugurazione della diga, nella primavera del 2006, si è sancita la definitiva condanna a morte di questo mammifero. Già nel 2006 una spedizione naturalistica aveva supposto la sua estinzione, dopo che risalendo il fiume per tutta la sua lunghezza non era riuscita a scovare neanche un esemplare. Nell’agosto 2007 il lipote era stato ufficialmente dichiarato estinto dall’Accademia delle Scienze cinese. Tuttavia, solo venti giorni dopo questo “funerale”, un esemplare di lipote era stato avvistato lungo il fiume, ridando qualche speranza che la specie potesse sopravvivere anche alla sconsideratezza umana. Purtroppo da allora dalla Cina non giungono più notizie su questo animale che pochissimi del nostro tempo hanno avuto la fortuna di incontrare, e che a quanto sembra nessuno incontrerà più.