Oggi circola su alcuni blog la notizia che il terremoto in Emilia sia dovuto a operazioni di fracking, ovvero a fratturazione idraulica di rocce poco permeabili ricche in petrolio.
La notizia è falsa per due motivi
- non ci sono operazioni di fracking attive in Italia
- ad indurre terremoti non è tanto la pratica del fracking quanto la reiniezione delle acque reflue utilizzate per la fratturazione (si veda questo recente articolo su di un esempio negli USA).
Nella zona è certo che non ci siano operazioni di fracking dato che ci sono comitati di cittadini molto vivaci ed attenti che si battono contro la realizzazione di un impianto di stoccaggio gas.
Questo era il vero problema: nonostante la faglia fosse stata individuata dall’INGV oltre 10 anni fa (vedi link nel post precedente), alcuni “negazionisti” di cui taccio il nome in un rapporto redatto per il proponente dello stocaggio sostenevano che il problema era secondario o inesistente.
Cito testualmente: “Per quanto riguarda il terremoto del 22 febbraio 1346 di M 5.8, localizzato dal catalogo CPTI proprio sull’anticlinale di Mirandola e che erroneamente potrebbe essere attribuito proprio all’attivazione di questa struttura, in realtà bisognerebbe considerarlo ancora incertae sedis … Il problema che rimane aperto riguarda il comportamento sismogenetico della struttura, poichè la sorgente non è associata ad alcun terremoto storico o strumentale. Può veramente generare terremoti di magnitudo attesa sulla base delle sue dimensioni? Oppure si muove asismicamente?“.
Ironicamente, la Regione Emilia Romagna aveva ribadito la sua contrarietà allo stoccaggio con una delibera di pochi giorni fa. Si spera che ora non ci siano più dubbi sulla attività dell’anticlinale della bassa modenese e della possibilità di avere liquefazioni del suolo (un problema per le condotte a pressione che si volevano installare).
E’ anche auspicabile che questo terremoto porti ad un ripensamento circa le proposte di stoccaggio gas coincidenti con altre anticlinali sismicamente attive come Soncino nel cremonese e Monte Netto nel bresciano.
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