Il disastro che sta mettendo a rischio le coste della Louisiana non ferma le trivellazioni sul Golfo del Messico. Una settimana fa la piattaforma Deepwater Horizon venne affondata da una violentissima esplosione, nella quale persero la vita 11 operai (tutti dispersi) e ne rimasero gravemente feriti 17.
Ora c’è apprensione per l’enorme macchia di greggio che si è creata in superficie in seguito allo scoppio: al momento ha una circonferenza di 970 chilometri, copre circa 75.000 chilometri quadrati e si trova circa 32 chilometri al largo delle coste della Louisiana. Sembra che potrà raggiungere la costa entro sabato. Addirittura, qualcuno ha ipotizzato di dare fuoco al petrolio per impedire che arrivi a terra. Nel frattempo la BP sta tentando di chiudere la falla lasciata aperta dall’esplosione, fino ad ora senza risultati, visto che il petrolio continua a fuoriuscire e la macchia ad allargarsi.
Nonostante ciò, le trivellazioni nel Golfo del Messico non avranno alcun rallentamento. “E’ una tragedia – ha detto al NYT Larry Goldstein, direttore dell’Energy Policy Research Foundation – ma non ci impedirà di fare quello che dobbiamo fare”. Negli ultimi anni le trivellazioni nel Golfo sono aumentate esponenzialmente, tanto che nuovi sondaggi e nuovi pozzi vengono aperti nel giro di pochi mesi uno dall’altro. L’anno scorso la BP ha scavato nel Golfo del Messico il pozzo più profondo del mondo: oltre 10,5 Km, coperto da 1,2 Km di acqua.