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Conferenza di Durban: stop alle emissioni, ma solo tra nove anni

di Anna 13 dicembre 2011

Domenica a Durban si è conclusa la Conferenza mondiale Onu sui cambiamenti climatici. In pochi si aspettavano decisioni eclatanti, che infatti non ci sono state. La buona notizia è che il documento finale, sottoscrittoda tutti i partecipanti, ha stabilito che verrà siglato un accordo internazionale sulla riduzione delle emissioni, che prevedrà un protocollo avente valore di legge. La cattiva notizia è che questo accordo verrà ratificato solo nel 2015 e sarà operativo solo nel 2020.

Nel frattempo, sono stati prolungati gli effetti del protocollo di Kyoto come regime transitorio. Tuttavia, quello di Kyoto appare sempre più un accordo inadeguato: da un lato prevedeva insufficienti obiettivi di riduzione delle emissioni, dall’altro era stato siglato solo da una piccola parte dei grandi Paesi inquinanti. Dopo Durban, però, c’è una speranza che i Paesi che fino ad ora sono stati contrari a Kyoto e a qualsiasi suo ampliamento siano costretti a trattare.

Positiva è stata anche l’apertura improvvisa della Cina, che ha ammesso la possibilità di siglare accordi vincolanti. Una novità senza precedenti, che ha fatto tremare gli Stati Uniti: l’asse Pechino-Washington è sempre stato granitico nel suo no al tetto alle emissioni. L’apertura è stata propiziata dal lavoro costante dell’Europa, unica tra le grandi potenze ad aver abbracciato convintamente la causa ambientale.

Per quanto riguarda il fondo da 100 miliardi di dollari per aiutare i paesi poveri a passare alle energie pulite, le notizie sono ancora interlocutorie. Si è discusso della sua struttura e delle modalità d’intervento, ma nessuno ci ha ancora spiegato da dove verranno presi questi soldi: la Cina (insieme agli altri Paesi di ultima industrializzazione) ha sempre negato di volersi accollare il costo di un inquinamento che non ha generato.

Fonti:

Repubblica
Legambiente

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