Sotterrare l’anidride carbonica come se fosse un rifiuto qualsiasi. Possibile? Sembra proprio di sì. Alla fine un’idea “originale” come questa a qualcuno doveva pur venire. La tecnologia per farlo esiste già e si chiama carbon capture and storage, o più comunemente CSS. Consiste innanzitutto nel cercare sottoterra alcune formazioni di roccia abbastanza dense e stabili da contenere la CO2, la quale, invece di essere dispersa nell’atmosfera, dovrebbe essere immagazzinata direttamente alla fonte per poi essere “iniettata in vena” al pianeta.
Un’idea estremamente semplice, a pensarci: prendiamo il carbone e il petrolio da sottoterra, ne tiriamo fuori l’energia che possono darci, poi restituiamo alla Terra gli scarti, cioè il gas di risulta. Già molti Paesi, sia occidentali che in via di sviluppo, hanno finanziato progetti di CSS. Alcuni, come Germania e Stati Uniti, sono ancora in una fase conoscitiva, in cui gli investimenti servono solo a scoprire se si tratta di una strada percorribile. Altri sono decisamente più avanti: sembra che la Cina abbia già identificato due siti per lo stoccaggio. L’India, dal canto suo, ha commissionato a un gruppo di ricercatori dell’Istituto Nazionale Geofisico indiano di scoprire se le formazioni di basalto dei Trappi del Deccan, una zona vulcanica situata nella parte centro occidentale del Paese, siano capaci di trattenere la CO2, e, se sì, per quanto tempo. Sembra che i ricercatori abbiano dato un primo commento positivo sulla fattibilità dell’impresa.
L’unica cosa certa, che questa idea si sgonfi o vada in porto cambia poco, è che gli Stati più sviluppati del mondo stanno ancora cercando un’alternativa alla riduzione delle emissioni. Spendere soldi e tempo in un’idea titanica come questa è un’ennesima follia. La situazione non è diversa da quella dei rifiuti: perché continuare a riempirci di discariche se possiamo farne a meno?