L’Italia torna al nucleare. Lo scorso 10 luglio, infatti, proprio in contemporanea con il G8 de L’Aquila, il Senato ha approvato definitivamente il ddl sviluppo, con 154 voti favorevoli (della maggioranza e dell’Udc), un voto contrario e un astenuto. Il Partito Democratico e l’Italia dei Valori non hanno partecipato al voto, nell’estremo tentativo (fallito) di far mancare in aula il numero legale. Diventa così legge il provvedimento, voluto dal governo, che reintroduce in Italia l’energia nucleare.
Il governo avrà infatti sei mesi di tempo per localizzare i siti dei nuovi impianti nucleari, dovrà definire i criteri per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi e dovrà individuare le misure compensative per le popolazioni che saranno interessate dalle nuove strutture. A niente è valso il coro di voci discordanti, che chiedevano un ripensamento su questo punto. Dall’opposizione parlamentare, alla società civile, alle associazioni ambientaliste, alla comunità scientifica, a molti premi nobel italiani: tutti concordi nel chiedere al governo di rinunciare al ritorno al nucleare, o per lo meno di rimandarlo a quando sarà pronta la tecnologia di quarta generazione.
Infatti, spiega in un comunicato Legambiente, mentre la maggioranza di centro-destra in Italia festeggiava il ritorno al nucleare, gli ospiti del G8 (che il nucleare l’hanno sempre avuto) rivendicavano decisioni totalmente opposte: Obama si è rifiutato di costruire nuove centrali nucleari di terza generazione, giudicando quella tecnologia troppo inquinante e insicura. La stessa Angela Merkel ha dichiarato di considerare la produzione di energia nucleare in Germania solo una parentesi, in attesa che le energie rinnovabili siano idoneamente e sufficientemente diffuse.
Ora l’Italia sta per cadere definitivamente nel baratro atomico. Quando il governo avrà deciso i siti, partiranno le gare di appalto e verranno stanziati i primi fondi per la costruzione delle costosissime centrali. Da quel momento in poi, anche se dovesse cambiare governo, lo Stato sarà costretto a finanziare la costruzione fino in fondo. Così, avremo tra dieci o quindici anni delle centrali nucleari costruite con una tecnologia vecchia e inadeguata già oggi. Se tutto andrà a monte, invece, lo Stato avrà buttato via un’enorme quantità di denaro e di tempo, che avrebbe invece potuto investire nelle energie rinnovabili.
meno male che la nostra costituzione dice che il popolo e sovravo.secondo me in una vera democrazia un referendum popolare si annulla con un ‘altro referendum e basta.cosi sono solo soldi sprecati nel fare il referendum quando questi tizi possono cambiarlo a loro piacimento e una vergogna ci prendono in giro.